sabato 29 dicembre 2012

CAPODANNOFOBIA

Chissà perché la sera di Capodanno è convenzione sociale definire sfigati quelli che non fanno niente. E non cercate di dirmi che non è vero perché infondo in fondo, sebbene anche voi preferireste starvene a casa a vedere un film  mentre fuori si gela e gli aspiranti fuochisti generano il panico con i fuochi sparati ad altezza uomo, vi siete precipitati a prenotare l'ultimo posto al cinema pur sapendo che vedrete l'ultimo scempio di DeSica, piuttosto che a sfogliare l'agenda alla ricerca della festa di qualcuno a cui imbucarvi all'ultimo secondo. A Capodanno non è previsto si faccia qualcosa di banale, bisogna per forza salutare l' anno in grande stile, con la trovata originale. O meglio questo è quello che ci raccontiamo. Poi scopri che la maggior parte di amici e conoscenti si dà alla fuga in qualche chalet in montagna, in qualche rifugio alpino, in un bunker nella campagna francese, in un faro sulla scogliera norvegese. Proprio con il fine ultimo di sfuggire al rituale di san Silvestro.

Qualcuno cerca di trovare la scusa per evitare le piaghe da decubito da cenone, interminabili susseguirsi di portate del menù fisso del ristorante di turno, in cui camerieri, frastornati dal vociare di parenti, bambini sfiniti dall'attesa già dopo l' antipasto e urla in direzione di nonni mezzi sordi in coma iper glicemico da festività, cominciano a presentare tutta una serie di tic nervosi da fa temere la strage di San Silvestro.

C'è chi non riesce a sottrarsi alla festa in taverna dell'amico fraterno o del collega, di quelle dove tutti indossano il maglioncione comodo per nascondere uno stomaco prominente ormai provato da giorni di banchetti, quelle serate dove si esibisce un' accurata selezione di argomenti banali con persone che non vedi da una vita, quelle domande di cui sorridendo non si ascoltano le risposte.In sottofondo la compilation mal mixata del padrone di casa che si crede il dj Antoin di Barlassina. Quelle serate dove ognuno porta qualcosa e si scopre al momento di scoperchiare le teglie usa e getta che tutti hanno fatto le lasagne e sembra di essere al capodanno romagnolo. Che quando Barbara Durso dal televisore ti annuncia il 2013, tutti corrono fuori a fare a gara a chi si gioca per primo una falange con le miccette o centra la fioriera della vicina con un razzo.

La veglia in piazza, di quelle in cui ti domandi se prima di tornare a casa dovrai passare da Niguarda a farti asportare le dita dei piedi, quei pigia pigia in cui ti perdi gli ultimi tre conti del count down perché stai controllando che non di mettano le mani in borsa. Quelle veglie da cui porti a casa come ricordo un livido sul naso procuratoti dalla gomitata dell'invasato davanti a te che saltava con la bottiglia di spumante in mano. Che dopo esserti fatto largo tra il casino per tornare a casa, scopri che no, non te l hanno svaligiata, ma il cane in preda al panico da botti si è trasformato in un tornado peloso dandoti una buona ragione per non restare a letto tutti l'1.

La cool disco serata al club. Di quelle dove paghi uno sproposito per la prevendita, prendi un tavolo in 46 e ne conosci solo 15. Hai incluso un buffet di 4 salti in padella che risulterà inavvicinabile e abbastanza consumazioni da dimenticare il mal di piedi, la tipa strizzatissima con l' intimo rosso in vista che praticamente si sta facendo il tuo ragazzo in mezzo alla pista, e assicurarti un primo dell'anno abbracciata al water a vomitare.

La serata a teatro, di quelle dove fai una cena frugale sapendo che poi al ritorno potrai riscaldarti l' avanzo di cotechino con le lenticchie messo da parte il 25. Consegni al guardaroba un soprabito che dovresti riuscire a ritirare per le 16.00 del giorno dopo e ti godi lo spettacolo che si trascina fino alla mezzanotte, trovandoti ad applaudire gli attori per 45 minuti per tirare l'ora di un educatissimo e contenutissimo brindisi durante il quale stringi convulsamente la flùte con le mani formicolanti.

Date le premesse, io opto per il faro norvegese...e voi?




lunedì 24 dicembre 2012

AUGURI E GNAM GNAM STYLE

Inizia sta sera con la cena del veglione la maratona culinaria 2012: 24-25-26, avanzi fino al 31-1 e ancora avanzi fino al 7. Tutti pronti, indossate pure una comoda tuta di acetato dorato o in chicchissima ciniglia trafilata d'argento: l'importante è che l'elastico dei pantaloni sia morbido e che la felpa coordinata abbia la zip o i bottoni.



Iniziamo con la "cena di magro del 24". Il 23 mattina, le pescherie sono gremite di coloro che per tempo hanno ordinato ostriche e astici, capitoni e capesante. Le macellerie sono teatro di risse tra chi si è accampato alle 7 fuori dal negozio per ritirare l' arrosto e chi accampa scuse per superare la fila (non ci sono precedenze per età o classe sociale, domiciliazione in centro o viaggio di 45 minuti per essere serviti proprio da quel macellaio. E una guerra, e in guerra siamo tutti uguali). Dalla gastronomia pretenziosa di Peck e Rossi e Grassi, fino al banco piatti pronti dell'Esselunga, vengono distribuite a migliaia tartine con uova di lompo e storione, gamberetti e mazzancolle, tutte incorniciate da rivoli di maionese e ben sigillate sotto uno strato di tremolante gelatina (e io mi chiedo che fine facciano tutte le croste del pane bianco. Pan grattato per il prossimo lustro?).
Nelle case, donne armate di buona volontà si legano a vicenda il grembiule da cucina e legano una bandana attorno alla fronte, si fanno due righe sul viso come gli All Blacks con il nero di seppia e cominciano.
L'astice. Con Il gioco della paglietta si tira a sorte chi dovrà buttarlo vivo in pentola a bollire con lo spirito natalizio fino alla morte (lo stesso giochino poi verrà fatto per chi dovrà portare al pronto soccorso l'ospite che non regge la botta di colesterolo del cenone di magro).
Cala il silenzio al momento di fare la maionese (ma se impazzisce ogni donna sana di mente ha in dispensa un pratico barattolo Calvè).
Linguine allo scoglio, con il profumo di aglio e prezzemolo e scorza di limone che danzano per le stanze aggrappandosi ad ogni tessuto, pomodorini datterino che esplodono in padella in un fuoco d' artificio di semini che si seccano ed incastonano sulle piastrelle o il marmo dietro il piano cottura. E nel cassetto la tovaglia buona che già teme il nonno che armeggia con la vongola che non si è ben aperta, finendo con il battezzare la biancheria da tavola e il commensale seduto di fronte (ben bardato perchè reso scaltro dalle vigilie precedenti).
A seguire il capitone. Fritto e in salamoia, in umido o farcito, marinato o addirittura crudo alla giapponese. Per chi non è rimasto traumatizzato dal vederlo danzare senza testa in macabre giravolte nel celebre balletto finale "La morte del capitone".
Vuoi non terminare con il panetun, il primo aperto di una lunga serie che arriva a contarne 10 per famiglia da Natale a san Biagio? Senza contare quelli che lasciano insoddisfatti perché gnucchi o secchi o bruciati, che vengono serbati per essere trasformati in zuccotti, semifreddo, o basi per cheesecake al mascarpone, giusto per alzare il tono del canto delle coronarie. Pandoro? no grazie, concesso solo ai bambini molto piccoli che non si sono ancora accorti di essere milanesi, e agli ospiti inconvertibili extra lombarti. E venga colto dal mal di denti l' invitato che porta in dono il Panettone saint honorè, al limoncello o al profitterolles: il milanese piuttosto scarta i canditi e l' uvetta ma nel piatto mette el panetun.

Il 25 è tutta una sfilata di portate che inizia alle 12 e termina alle 16. Aprono le danze i sott'olio e i salumi, i patè e i canapè, accompagnati da pani ricchi di noci e pomodori secchi che " ma cara, pure il pane hai fatto?"-"ma certo che ci vuole, praticamente si fa da solo!"(che se il panettiere si chiama almeno come te puoi sentirti meno in colpa con la bugia detta alla suocera che finalmente approva qualcosa che fai). Fermi tutti, arriva il cappelletto in brodo, nella pirofila di famiglia in ceramica dipinta. E la nonna con falsa modestia incassa i complimenti esagerati per quei sassolini al prosciutto che con amore e mano tremula sono stati annodati da terrorizzati nipotini dalle ditina fini sotto lo sguardo da generale dell' amata nonnina.
Suonino le trombe, arriva il cappone accompagnato dalla tacchina, entrambi ben farciti ad annunciare agli ospiti come si sentiranno al momento della tombola. E l' uomo di casa, reduce di un' intensa seduta di tutoria su you tube sulla perfetta esecuzione del taglio del volatile, non trema nemmeno un po' sotto l' occhio giudice del suocero e del cognato chirurgo. Si allontana in fretta però nel momento in cui inizia la battaglia per le fette ben ripiene, lasciando ai più lenti i tagli succi aridi di puccia.
Spolverati i volatili, ecco che una girandola di mostarde annuncia l'arrivo in poppa magna del lesso, in tutte le sue parti. E mentre i bambini scappano terrorizzati davanti a quella gonfia lingua biancastra e tua cognata si dilunga disgustata sull' odore del bollito che le ricorda quando andava dalle suore, ci si accorge che la coulisse dei pantaloni è già tirata fino al nodo.

Breve pausa per sparecchiare e riesumare una tombola tutta impolverata, con dentro le lenticchie secche che anno dopo anno vengono usate per segnare le cartelle ( che scivolando amabilmente sul cartoncino ad ogni respiro finiscono a completare terne e quaterne di dubbia sincerità). E in palio ci sono i regali più brutti anche di Natali precedenti (attenzione a controllare bene che il donatore non stia partecipando al gioco). Ad accompagnare la sfida una ciotola star colma di frutta secca (naturalmente da rompere in modo da trovare pezzetti di noce fino a Ferragosto), taglieri di formaggi con marmellate, piatti di frutta esotica che oggi troviamo tutto l' anno, dagli alkikinger, ai litchis, all' ananas.
A coronare il tutto, panettone, torrone e creme al mascarpone, praline, caffè e liquore.

Anche se ormai questi pasti pantagruelici hanno perso di senso, perché in qualunque momento dell'anno possiamo mangiare salmone affumicato, patè, frutta tropicale e polli arrostiti, è sempre bello trovare una scusa per sentirsi raccontare di quando il Natale era scambiarsi mandarini e cavallini di carta pesta, era mangiare nel salone e nel tinello, pulire l' argenteria con la mamma, mettere le candele in tavola, mangiare la cioccolata a colazione. Cerchiamo di tenere vivo lo spirito familiare, di fare sì che il cibo non sia solo cibo ma lo spunto per raccontare, ricordare. E con un occhio alla salute, al portafogli e agli sprechi. Perché se culinariamente per noi è Natale tutto l' anno, c'è ancora una moltitudine di bambini che un cioccolatino se lo fanno durare mezza giornata per paura che finisca subito.

E voi siete pronti? Cosa porterete in tavola?


venerdì 21 dicembre 2012

VITTIME DEL COUNT DOWN

Si avvicina il 25 e la febbre sale. Rimanda rimanda e alla fine ecco che si realizza che non c'è più tempo. In ufficio bisogna cominciare a chiudere i progetti, poi ci sono i vari apericena, le recite dei figli e il week end prima di Natale diventa l'ultima spiaggia per finire le compere.

Facce sconvolte e allucinate girano per il centro quasi danzando al ritmo delle carole suonate dagli artisti di strada, che si mescolano alle musiche che escono dai negozi creando una colonna sonora da incubo. E la magica atmosfera che si voleva creare in realtà cozza terribilmente con l' umore di chi si fa spazio nel pigia pigia in galleria o sotto i portici. Che poi non ci si mettono solo le hit bag dimensione borsa cabina, i cappottoni, i piumini (spessi come trapunte), le pellicce (ricavate da 72cincillà sovrappeso), gli Ugg (che creano attorno alla persona uno spazio isolato che, se tornassimo a mettere scarpe di dimensioni normali, probabilmente ci staremmo tutti sotto i portici a riparo dalla pioggerellina arriccia capelli). Il fatto è che il tempo residuo per lo shopping è inversamente proporzionale alle dimensioni dei pacchi che la gente usa come scudo sfollagente per raggiungere il negozio successivo. E allunghi il collo sopra il fiume di teste di lana davanti a te, stimi quanti passi mancano all' insegna dello store di destinazione, e ti reimmergi nel marasma cercando di scrollarti di dosso lo zingaro di turno o il senegalese con tutti i suoi libretti (e alla fine gliene compri 12 mentre cerchi di capire perché abbia scelto proprio te tra tutti, accorgendoti che in realtà ognuno nella folla ha attaccato un vu cumprà).
Finalmente riesci ad aggrapparti con le dita congelate che faticano a far presa, alla maniglia del pesantissimo portone della Rinascente, sotto lo sguardo divertito del buttafuori che gli venisse un ernia se ti aiuta, e mentre ti sembra di riuscire a tirare il fiato, vieni investito da un aria calda tipo fornace e da un tornado di profumi che fanno a gara con quello di Abercrombie. E mentre Michael Boublè canta le note parole dei canti della tua infanzia, ti metti in coda al pian terreno fissando una scala mobile che sembra sempre più lontana, carica di gente che cerca di destreggiarsi tra i pacchi e l' impellente desiderio di liberarsi della giacca di montone e cachemire, mentre sente le orecchie andare a fuoco. Le spruzzatrici senza pietà, belle fresche con le loro magliettine a maniche corte, ti riempiono di colonia che quando arrivi a casa ti senti la vecchia signora che prendeva il the con tua nonna, e sei sempre più confuso su quello che eri venuto a prendere, e ripeti mentalmente la lista di amici e parenti sforzandoti di trovare una qualunque offesa mortale che ti dispensi dall' acquistare un presente.
A metà del lavoro, decidi che ti meriti un caffè, una cioccolata, un' iniezione di eroina, qualunque cosa che ti dia la forza di continuare. Ma comprendi che non c'è bar a Milano dove sia possibile realizzare questo desiderio. La signora davanti al bancone sorseggia il cappuccio come fosse un giorno qualunque, sfruttando fino in fondo l' anticipo sul tuo arrivo e impedendoti di farti notare dal barista, che ormai è sordo a qualunque richiamo, ha impostato il pilota automatico e sembra Charlie Chaplin. Se  hai la fortuna di riuscire a farti servire, hai il 50% di possibilità di ustionarti l'intero tratto oroesofageo ingollando alla goccia mezzo litro di cioccolata bollente, e il 50% che l'altro signore in crisi d'astinenza dietro di te di dia un rusone per mettere la mano armata di scontrino sul bancone, facendoti rovesciare il sudatissimo cappuccino.
Nei negozi tipo Abercrombie, Brandy, Subdued e tutte le altre catene per adolescenti, vedi fidanzati e padri in crisi mistica, chi spoglia di nascosto i manichini che indossano l' ultima taglia del capo andato esaurito, signore che non si sentono più l' età per mettersi in coda tra le ragazzine insopportabilmente allegre e cacciarone che postano su facebook foto di loro in coda piene di buste e regali.
Ci sono amici super organizzati che si scambiano le liste per le fidanzate e i parenti, dividendo i doni per boutique e facendo ognuno la fila fuori i diversi punti vendita, armandosi di sacco a pelo se per sorte gli è toccato andare da Tiffany.
E il bello che i volti anno dopo anno sono sempre gli stessi, gli irriducibile dell' ultimo minuto, i martiri del 24.
A tutti loro non posso far altro che augurare buona fortuna. Menomale che Natale arriva una volta l'anno.

martedì 18 dicembre 2012

MAI DIRE MAYA

Tormentone da inizio anno, ecco che alla fine è arrivata la fatidica data della fine del mondo.


 21.12.2012.



C'è chi dice che siamo in ritardo sulla profezia Maya, chi invece aspetta titubante di staccare la pagina del calendario e scoprire che le ultime sono bianche.
C'è chi a gennaio ha direttamente strappato gli ultimi fogli dell' agenda, chi si è premurato di non prendere impegni importanti e chi ha messo dopo il 21 cene e incontri con persone che non vorrebbe vedere (rimpatriate scolastiche, il gastroenterologo per la colonscopia, l' amica bruttona delle medie che s sposa prima di te, il lontano parente a cui devi dei soldi).
Ci sarà qualche gruppo di invasati che, come in una puntata di C.S.I.. si riunirà in un bunker nel deserto del Nevada per brindare con una fiala di cianuro, nell'attesa dell' arrivo di strani individui dalla testa grande e gli occhi a mandorla (e non sto parlando dei nostri artigiani, sempre più oppressi dal made in China).
Il 21 sbarcheranno rassegnati e soddisfatti quelli che il 21 12 2011 hanno venduto baracca e burattini per fare una crociera di un anno intorno al mondo, per vederlo tutto prima della fine (e nel "malaugurato caso" il 22 fossimo ancora tutti qui, sarà meglio abbiano elaborato un piano B come agente di viaggio, o insegnate di geografia, o spero che abbiano scoperto qualcosa in qualche angolino remoto del pianeta che valga la pena di spacciare per scoperta storico-scientifica, facendogli guadagnare qualche mese).
Come la protagonista di Sophie Kinsella in "Sai tenere un segreto", temendo di essere alla fine, un sacco di persone riveleranno segreti e sentimenti, resi impavidi dalla certezza che il 22 dicembre non sarà il palcoscenico da cui ricevere le critiche entusiaste o meno al "Monologo della figura barbina". Finalmente grandi passioni verranno allo scoperto; la mamma scoprirà chi ha fatto strike con i suoi animaletti di cristallo; adolescenti "casa-e-chiesa" si strapperanno le polo ben stirate per rivelare intere scene di caccia alla volpe tatuate sulla schiena; manager dal piglio perennemente schizzato apprenderanno da euforici e stressatissimi assistenti che in realtà quella sul loro cappuccino scremato non era schiuma; fnalmente dopo 5anni il professore di matematica troverà l' autografo sulle gomme squarciate della macchina.
La rinsecchita signora per bene si fermerà dal primo porchettaio in vista vicino a san Siro, e si ungerà fino all'attaccatura della messa in piega divorando il grasso delizioso panino, il palestrato che ha vissuto di riso lesso e petto di pollo, entrerà con la foga dell' affamato da Cova, e ritirerà il più grande panettone di Milano (che è atteso a casa da una vasca da bagno piena di caffè latte in cui verrà immerso senza pietà). La deliziosa fanciulla dalla lunga chioma di angelici boccoli biondi, finalmente troverà il coraggio di prendere in mano le forbici e la macchinetta e, novella Yentol, opterà per il sempre sconsigliato pixy cut, pensando ad ogni "Zack!" al tempo perso per asciugarli e pettinarli.
Le Laboutin tanto desiderate usciranno finalmente dal negozio calzate dai nostri piedi grati di quest'ultimo dono, che magari già da tempo potevamo permetterci ma che avevamo rimandato per paura di spese improvvise (ma se si spacca la lavatrice il 21, sicuramente l'idraulico Mimmo il 22 non sarà lì a farci la ramanzina sulla' uso del Calgon).

Ed ecco la mezzanotte si avvicina, ogni rintocco del campanile taglia il fiato ad un mondo in silente attesa...." e se ho buttato via mesi di sollevamento pesi per strafogarmi inutilmente di panettone? Bhe dal 22 posso recuperare"-" L'abbuffata dal porchettaio in tailleur Armani? Oh beh, sarò risultata più simpatica a chi mi ha vista"-"Oddio le gomme del prof?I cristalli di mamma? Beh posso provare a spiegargli il mio punto di vista sul nostro rapporto conflittuale e ....no, meglio mettere mano ai risparmi e giocare d'anticipo"-"oddio e ora che sa che lo amo? le cose sono due, o convoliamo a nozze o mi sono tolta un peso e posso tornare su piazza"-"I MIEI CAPELLI!? Oh beh, ricresceranno, e intanto mi riprendo il tempo perso a starci dietro"-"Oddio cosa faccio con una rata del mutuo ai piedi?! Se la lavatrice si rompe, su E-bay di sicuro questo tesoro di tacco 12 non ci metterà molto a tramutarsi in un filtro nuovo e in una scorta a vita di Calgon".

Sono solo un po' in pensiero per quelli nel deserto con il cianuro...Oh beh, hanno ancora qualche giorno per ripensarci.

giovedì 13 dicembre 2012

BAMBINI NON SI NASCE, SI DIVENTA.

Finiti i tempi dei trenini di legno e dei cavalli a dondolo, delle case delle bambole (quelle belle bellissime di legno che magicamente permettevano di passare da un piano all'altro, da una stanza all' altra, volando dall' esterno come i vampiri di Twilight). Bambini e giocattoli non sono più quelli di una volta, o quasi.

E' impressionante come l'età dell' innocenza oggi finisca intorno ai 4 anni.

 E se da un lato aumentano i parental control oggi applicati anche all'aria che respiri, dall' altro ormai è impossibile impedire che piccoli occhi e orecchie vengano a conoscenza del pazzo pazzo mondo che ci circonda.
Oggi se non vai alle elementari con lo smartphone con l'app per le tabelline e le calorie della merenda non sei nessuno, se non fai il tema sulla' I-pad sei troppo indietro. Ma vi ricordate le sudate per imparare a scriver bene senza macchie con la stilografica che faceva sempre un dito blu, la cancellina con il pennino per la riscittura che puntualmente rendeva le lettere dai contorni un po' pelosi con il blu che si spandeva lento sul foglio umido? La calcolatrice permessa solo dopo la spiegazione della radice quadrata in quinta elementare e l' esame di quinta che oggi non c'è più?
E gli zaini Invicta con i delfini e i Seven in technicolor? l' Eastpack che quando è arrivato era la cartella da avere e l' HSL? Oggi è tutto un Gormito, un Ben10, e Barbie se la suda nel confronto con Hello Kitty sempre più ammiccanti da baby Lolita, o le sexy fatine di vario genere. O la borsa shopper in ecopelle che fa tanto Paris Hilton al liceo (sempre che l' abbia fatto).

Le merende sono cambiate, da bambine che a 8 anni già vanno di pinzimonio e yogurt magro perché "voglio fare la velina e la modella"(ma bimbe, anche quella che lo voleva fare nella pubblicità mangiava pane e philadelphia), a ragazzini che scrivono su internet di aver mangiato pera, parmigiano e albumi per "essere in zona", e al pomeriggio li vedi in palestra a sbruffoncellare con le kettel ball nel tentativo di ripetere i circuiti di LL Cool J visti sul "man's health" di papà. Addio a pane burro e zucchero delle nonne, alla macedonia banana e fragola, al toast con il cotto. Altrimenti all' opposto c'è quello che si piazza davanti a Facebook per chattare con i 986 amici, trincerato dietro a tubi di Pringles, aspettando il momento dell' uscita pomeridiana con la "compa" per andare al Mac o dal kebbabbaro.



Le bambine decidono già a 11 anni che senza fondotinta non possono farsi vedere, e vedi i bei visini ancora freschi dell' infanzia, prendere quel color pantone "terra di Siena". Una bella passata di ombretto con il rullo, un tuffo nei glitter ed ecco qua, pronte a sfoderare il miglior sorriso per il buttafuori di un qualunque locale passando bellamente per sedicenni, con i tacchi e i tubini in lurex di Tally Waill, la camminata da Belem e gli stecchetti delle veline ben impressi nella memoria e l' atteggiamento da finta sbronza di Jersey shore. Anche io ho fatto il periodo "pancia nuda in tutte le stagioni", ma erano due tre dita di pelle in vista( e se ci penso oggi mi chiedo come facessi a non e vere sempre la schiena bloccata). Lo smalto trasparente l'ho sperimentato alle medie e il trucco con il liceo ( e non vi dico che belle stuccature di fondotinta, le spalmate di ombretto in crema azzurro fino all' attaccatura dei capelli e tanta matita nera che nemmeno i panda).




Smettono di credere troppo presto a Babbonatale, quando perdono un dente vanno direttamente a prendere i 5 euro dal portafogli della fatina, Barbie ormai ha sempre più il naso della Marcuzzi e gli zigomi della Perietti, al punto che persino l' antagonista Bratz è diventata più chic ed elegante. Del monopoli è uscita la versione Bilionere, I libri per bambini ormai sono cose da adulti, con illustratori famosi che propongono fate dall' allure gotica ed eterea che solo un occhio maturo può apprezzare. Oggi se il principe non cavalca a torso nudo con un six pack da paura, se la strega cattiva non ha le estantion flou e le unghie ricostruite, non se li fila nessuno. Se la principessa non se la tira un po' e non si fa un sacco di paturnie prima di accettare la proposta del pretendente bello e dannato, è una povera romantica.

E i fidanzatini virtuali, e quelli veri con tempeste ormonali precoci, e la sete di esperienze di cose da grandi...ma oh! A 14 anni si fa merenda in cucina con la crostata preparata dalla mamma e l caffè latte, mica ti fai offrire un caipirosca al lounge bar! La dieta non si comincia a 7 anni quando la pancina tonda è un elemento tipico dell' età, a 8 anni l'addome scolpito fa abbastanza ridere, e fare la sexy in chat a 16 anni fa pensare più ad una precoce e solitaria mezza età piuttosto che a una Lolita dal fascino peccaminoso.

Rivoglio il bimbo Kinder con le sue lentiggini, voglio bambine come quelle della Colò in aereo,con i capelli arruffati e l'incapacità di formulare il pensiero "mamma voglio la stiratura permanente". I bimbi del Mio che giocano a principe e principessa. Non le piccole donne delle campagne pubblicitarie post Pitty bimbo, non le reginette dei baby concorsi che sembrano trentenni mignon.

A.A.A. bimbi normali cercasi.

lunedì 10 dicembre 2012

TIPI DA NATALE


ECCO CI RISIAMO!!!


Arriva puntuale ogni 25 dicembre, con la sua carica di energia che contagia tutti come un batterio glitterato e lampeggiante dal quale non si scampa. Non c'è un vaccino contro il panettone (piacerebbe eh, mangiarne a kg e non ritrovarselo all'improvviso nel retro dei jeans? toccarsi il sedere e che, mannaggia dopo tutto il lavoro in palestra d' un tratto è "buttati che è morbido" come il Motta), contro le visite ai parenti che si sentono una volta l'anno( "e quest'anno ricordiamoci anche del fratello del cognato del cugino dello zio di secondo grado, quello che l'anno passato pensavamo fosse morto"), contro i regali spersonalizzati (ammettiamolo, quanti bagnoschiuma dai profumi sconosciuti all'olfatto umano, candele glitterate che ci hanno riempito la casa di porporina di quella che non ti si sacca dalle mani nemmeno se la lavi con lo scrubbing abbiamo ricevuto? quanti completi sciarpa-guanti-berretta tutti uguali ma in colori diversi abbiamo nel cassetto dell'ingresso? Utili per l' amor di Dio ma non basta una vita ormai per sfoggiarli tutti almeno una volta!), cenoni-pranzoni-aperitivoni-brunchoni con gli amici (tutte abbiamo un vestito a impero nero o un paio di morbidi e larghi pantaloni di raso con l'elastico, ideali per nascondere la forma da tacchino ripieno che segna il giro vita dopo ogni grande mangiata).


Ma questa euforia, questa festosa epidemia presenta sintomi diversi per ognuno, delineando diverse categorie:

-I FANATICI:

 sono quelli che usano risico per sistemare i parenti a tavola, quelli che ordinano in gastronomia le tartine ai gamberi un mese prima (anticipando persino la nascita dell'antipasto), che si liberano dei regali già per fine settembre, che si iscrivono dopo l' estate ad un corso di floral design per imparare la tattica perfetta per creare il centrotavola ideale, che pianificano gli incontri con amici e parenti per scongiurare eventi in contemporanea del tipo visita alla nonna nel pomeriggio, mensa dei poveri a cena, recita dei figli la sera, brindisi in disco con i colleghi di lavoro la notte. Al ponte dei morti organizzano un viaggio nelle foreste del nord Europa per andare a mettere una X rossa su quello che sarà il loro albero di Natale e lo aspettano l'8 dicembre quando una gru affittata per l' occasione aiuta a depositare nei 50 metri quadri di appartamento un alberello di 25 metri di diametro (ma nella taiga non sembrava così grande), invadendo la casa con il profumo d' abete (i cui aghi a causa del riscaldamento, cominceranno nel giro di una settimana a cadere stecchiti, costringendo a continue incursioni in soggiorno armati di scopa elettrica fino alla befana, quando solo gli addobbi adorneranno i rami secchi di un albero sempre più simile alla trisavola ingioiellata). Da fine ottobre, ogni momento libero è ideale per sfornare biscotti da congelare in attesa di diventare dono per amici e parenti, (e a un certo punto in casa ci sono solo quelli, e la famiglia si trasforma in omini di pan di zenzero a furia di mangiare frollini, puntualmente troppi per diventare tutti dei presenti)



-I GRINCH:

 quelli che del Natale proprio non ne vogliono sapere, che vanno ai mercatini in sud Tirolo solo per far cadere le frittelle ai bambini e dire loro che Babbo Natale non esiste. Quelli che regalano omini di pan pepato senza testa, che ti offrono il panettone quando sanno che odi uvette e canditi, quelli che ti scuotono forte i pacchetti con scritto fragile, che al brindisi aprendo lo spumante prendono la mira per far saltare con il tappo il puntale dell'albero. ti rigano  i cd con le musiche natalizie, rubano le collette raccolte dai cantori o gli cantano sopra modificando le parole. Che arrivano con il phon quando fai un pupazzo di neve e ti mangiano tutti i cioccolatini del calendario dell' avvento.




-GLI INVASATI: 

sono quelli che addobbano casa al punto che si vede anche da Marte, che se li cerchi con Google earth si impalla l' inquadratura del satellite. Quelli che iniziato l' avvento tirano fuori maglioni con le renne e spille con Babbo Natale, che cambiano la libreria dell' mp3 per cantare tutto il mese solo canti a tema. Che fanno colazione solo con i Pan di Stelle edizione limitata stagionale, che ti inseguono con il vischio, che mandano soldi a chiunque ne chieda con le puntuali lettere strappa lacrime dei vari enti benefici. Guardano solo film monotematici in tutte le declinazioni, dai cartoni ai film per adulti. Preparano interi paesi di pan pepato e leggono ogni sera il canto di Dickens, riuscendo a commuoversi ogni volta per la metamorfosi di Scroodge. Anche a 45 anni si mettono in fila al centro commerciale per reclamare con San Nicola il pony che stanno ancora aspettando o per cercare di dare indietro il fratellino che i genitori hanno cercato di far passare per un dono migliore della bicicletta.



-GLI SPIRITUALI:

 quelli per cui il Natale non deve avere niente a che fare con il consumismo, quelli che ti fanno sentire in colpa insomma. Che devolvono in beneficenza i soldi destinati al tuo regalo mandandoti la foto della famiglia dello Zimbawe che ha ricevuto una capra a cui ha dato il tuo nome per ringraziarti, quelli che  ti invitano perché hanno cucinato la tacchina farcita e la tua macchina ha la dimensione ideal per portarla ai meno fortunati, che mettono la tredicesima nel paiolo del volontario surgelato che vestito di rosso scampana all' angolo della via. che hanno un presepe fatto dai missionari con le carte dei cioccolatini o le foglie di banano, illuminato da candele di grasso di pecora di qualche comunità rurale che, grazie a quell'ordine da 357 pezzi, ha potuto comprare tanto riso da saziare tre generazioni.  Che organizzano collette alle quali aderiamo nel tentativo di esorcizzarci dal nostro spirito troppo materialista, portandoci a casa quella orrenda composizione di fiori secchi coperti di porporina che mettiamo in bella mostra a mò di testimonianza del nostro mini gesto, più un monito contro le brutture del consumismo.



-QUELLI CHE "MA è GIà NATALE?":

 sono quelli che si svegliano all'ultimo, che hanno dimenticato di girare il calendario e che il 24 si trovano pigiati al centro commerciale a cercare il meno peggio da regalare o che spendono uno sproposito in regali così costosi che non possono non piacere, che coraggiosi si tuffano nel delirio dell'Esselunga per cercare di accaparrarsi almeno quel patè in gelatina mezzo sformato che non vuole nessuno, quei cracker chic della Cars che erano in fondo al camion e cara grazia se ce ne sono 4 non sbriciolati. Quelli che recuperano all'ultimo un albero  già addobbato a fibre ottiche che metti la spina e "dadan!" è già Natale. Che devono scrivere i numeri sui cioccolatini dei bambini perché ormai di calendari dell' avvento non ne vendono più, che hanno come ultima ed unica scelta il pandoro al limoncello da servire con il GrandSoleil a fine pasto, che inventano storie pazzesche su un Babbo Natale che d'accordo con Monti ha deciso di adattarsi al clima di austerity, e che si accorgono di avere messo tutte le cene d' auguri la stessa sera, consumando così ogni portata in case diverse.



E voi che tipi siete?

giovedì 6 dicembre 2012

LA MISTERIOSA ECO DELL'ARMADIO PIENO

E' sempre così. Per tutte. Arriva il giorno in cui si spalancano le ante dell'armadio per scoprire che "maledizione, non ho niente da mettermi". Per quanto sui ripiani siano piegati in ordine cromatico 45 cardigan, sebbene la storia del denim in tutte le sue forme faccia bella mostra di sé sulla fila di grucce lì accanto, anche se proprio la settimana prima avete bazzicato il vostro negozio preferito, la dura verità è che proprio per l'occasione X il guardaroba è totalmente sprovvisto di opzioni. Quell'abitino che vi faceva sentire una sexy valchiria pronta a conquistare il mondo fino a ieri, oggi è irrimediabilmente fuori dalla portata del vostro mood; quella giacca che avete preso ai saldi perché "un Versace a questo prezzo non lo troverò mai più", naturalmente non si abbina a niente; l'abito jolly, che la commessa vi ha rifilato come passepartout, è troppo formale per l'uscita in pizzeria, troppo poco casto per incontrare i genitori di lui, troppo poco per il matrimonio della cugina, troppo poco sexy per il cubo in discoteca, troppo provocante per andare a confessarvi. Volevate mettere delle scarpe fantastiche che avete preso perché tremendamente sensuali, che però cozzano con un guardaroba di golfini e scamiciati, o avete azzardato un colore che in negozio vi faceva sentire così originali e all'avanguardia, che il solo abbinamento possibile è la pelle nuda e tanto mascara.
La prima soluzione è precipitarsi nell'armadio della mamma o nel baule della nonna, per scoprire che il vintage espresso è perfetto solo per giocare alle signore al tè delle 5 o per una serata a tema "Come eravamo". Allora la traiettoria si sposta verso il guardaroba della sorella o dell'amica, per scoprire che i pezzi che saccheggiate di solito sono a lavare, sono finiti nel cassone della Caritas (forse perché lei era stufa di uscire con la copia di sé stessa), o peggio, sono diventati il vostro look da uscita, al punto che se riguardate le foto dei party precedenti, sembrate inserite con il copia incolla.
Allora si fanno due conti, si mette insieme un budget decente per non intaccare il fondo delle emergenze sotto il materasso e al contempo non obbligarvi a scegliere tra capetti insulsi (che vi farebbero rimanere al punto di partenza), piuttosto che l'ennesimo outlet (in cui incappereste nella trappola "troppo a buon prezzo per lasciarlo lì", tornando con quei capi destrutturati, tagliati al vivo, taglia unica, unisex, evergreen, che aspetteranno in eterno l'occasione adatta che, fidatevi, non arriverà mai), e via verso nuove avventure.
Attenzione. A mio modesto parere, niente è meglio dello shopping in solitaria. Bella la favola alla "Sex and the City", dove le amiche glam fanno shopping di gruppo tra un Cosmo e l'altro. Ma parliamoci chiaro: abbiamo, noi e le nostre amiche, un budget illimitato, un fisico scultoreo e la possibilità di entrare in Rinascente per affidarci a Christian (Dior), Giorgio (Armani), Stefano e Domenico (Dolce e Gabbana), consce che quei capi  siano oggettivamente in  grado di farci sembrare uscite da Vogue? La percentuale di mani alzate davanti allo schermo mi sembra scarsina.
L'amica crede di conoscervi, si immedesima in voi e vi porta al camerino le proposte più incoerenti: se lei si ritiene più glam di voi, tenderà a scegliervi capi o basici (perché pensa non siate pronte per la paillette e il pantalone a zampa), o dannatamente estrosi per cercare di convertirvi ("il marabù mandarino è davvero un pezzo night and day, passando per incombenze come il supermercato"). Se ha un look tradizionale, vi proporrà l'outfit della nonna Carolina, lodandone la praticità e l'immortalità ("dalla bis trisavola a mia sorella, nessuna donna della famiglia ha mai smesso di dare il giusto peso allo scamiciatino fiorato e ai gemelli con bottoncini madreperlati. E tutte abbiamo trovato l' uomo della vita, sforniamo torte e bambini e guidiamo un mini van. E il mocassino marrone è un must have assoluto, comodo ed elegante").
Se vi trascinate dietro lui, state pur certe che lo troverete sempre più svaccato sulla poltroncina fuori dal camerino, intento a escogitare le lusinghe e i complimenti più convincenti ed adulanti per porre fine alla vostra spola da un lato all'altro di una boutique immancabilmente (ai vostri occhi di cliente frustrata) sguarnita e datata.
Se poi ci andate con un parente, che vi ha visto crescere e vi ha cresciute e quindi tende a pensare che il suo gusto personale faccia parte del corredo gentico, rischierete di tornare a casa come la zia Maria, che avrete accontentato per zittirne il continuo "ah, come mi ricordi quando ero giovane!"
Affidarvi alle cure della commessa può essere un'idea, ma osservatela attentamente prima. Se non ha una divisa, assicuratevi vi piaccia il suo look, se è presa e stressata, cercherà di liberarsi al più presto di voi rifilandovi la prima cosa la cui zip sale in un colpo solo. Se vi accoglie con eccessivo entusiasmo e loda anche quei pantaloni a vita alta con le pinces che vi fanno sembrare uscita dal casting per "Yentol", allora il suo giudizio non è oggettivo, se è troppo più bella e tirata di voi, aggraziata e leggera su quei tacchi sottili che indossa da 18 ore filate, lascite perdere, non vi piacerà nulla di quello che vi porterà, anche se perfetto per voi.
Lo shopping è un'arte, e come tale parte dall'ispirazione. Se lo pianificate troppo, state pur certe che non otterrete i risultati sperati; se uscite troppo mirate, puntualmente non troverete la taglia, il colore o il taglio che volevate. Siate di mentalità elastica e critiche con voi stesse. Più che sul capo come oggetto, concentratevi sull'abito come veicolo di emozioni: "come voglio sentirmi? che impressione voglio dare?". Fare un censimento di scarpe e soprabiti per non acquistare un capo che non sareste in grado di abbinare. Ma soprattutto vivete l' esperienza come un piacere e non un dovere.
E ora scusatemi, ma è arrivata Elle e io, guarda caso, non ho niente da mettermi.