venerdì 22 febbraio 2013

MUSIC AND MOOD






Il bello, o meglio un bello, di quest'epoca è che possiamo portarci la nostra musica ovunque, con una semplicità e una libertà assoluta. E chi sento dire che siamo una generazione di asociali che gira con le cuffie ad arco o ci omologhiamo alla tribù degli auricolari bianchi, dico che nella gran parte dei casi invece siamo un gruppo di sognatori e pensatori. Non scappiamo dall'altro, ma fuggiamo il rumore e l' inutile, riempiamo il vuoto con i sogni che per ora possiamo solo scrivere in liste d'attesa, con i pensieri che una società pirandelliana non ci consente di esprimere perchè non sono parte del copione assegnato al nostro personaggio.





"Che musica ti piace?". Questa, assieme al circostanziale "come stai?", rientra nelle domande più prive di fondamento. Chiederemmo mai a una persona "qual'è il tuo stato d' animo preferito?". Una risposta a una simile domanda mi fa già immaginare l' interlocutore pronto con un adesivo con cui etichettarci, dal ribelle metallaro alla svampita new age. La musica è MOOD signori, è come le nuvole, corre e muta, e la sua mutevolezza non dipende solo da CHI ascolta ma anche dal QUANDO. Come una mattina le note di "Onde" di Einaudi possono carezzare l'anima, il giorno dopo o l' ora dopo possono infrangersi quasi a voler spaccare lo scoglio della nostra persona. Le parole leggere che sgorgano dalle labbra glitterate di Katy Perry possono dipingere a cupi colori la nostra confusione sentimentale o possono farci sentire giulive e colorate come può apparire lei. Battisti abbatte e sprona, Baglioni uccide o ci dà la carica per i grandi gesti, la disco ci fa affrontare la mattina come leoni e poi ci nausea la sera quando siamo a pezzi e le note elettriche friggono e ustionano un Io stremato per reagire.





"Togli le cuffie e parla con noi". E abbandoni la poesia di quella goccia che scivola sul parabrezza, fonte di innumerevoli spunti neanche l' avesse poggiata lì Ungaretti, e ti ritrovi a discutere dello shatush inverso sfoggiato dalla Balti a Sanremo. "Sei tra i vivi? dai e spegni quell'I-pod". E il rock urlato, anarchico e sordo lo si ammazza con un colpetto di polpastrello, ed ecco che sotto le borchie e le giacche di pelle, il sudore e le grida trovi che sono rimasti i problemi quotidiano che speravi spazzati via dal vento delle casse.

PLEASE DON'T TOUCH OUR MUSIC.

Nessun commento:

Posta un commento