lunedì 24 dicembre 2012

AUGURI E GNAM GNAM STYLE

Inizia sta sera con la cena del veglione la maratona culinaria 2012: 24-25-26, avanzi fino al 31-1 e ancora avanzi fino al 7. Tutti pronti, indossate pure una comoda tuta di acetato dorato o in chicchissima ciniglia trafilata d'argento: l'importante è che l'elastico dei pantaloni sia morbido e che la felpa coordinata abbia la zip o i bottoni.



Iniziamo con la "cena di magro del 24". Il 23 mattina, le pescherie sono gremite di coloro che per tempo hanno ordinato ostriche e astici, capitoni e capesante. Le macellerie sono teatro di risse tra chi si è accampato alle 7 fuori dal negozio per ritirare l' arrosto e chi accampa scuse per superare la fila (non ci sono precedenze per età o classe sociale, domiciliazione in centro o viaggio di 45 minuti per essere serviti proprio da quel macellaio. E una guerra, e in guerra siamo tutti uguali). Dalla gastronomia pretenziosa di Peck e Rossi e Grassi, fino al banco piatti pronti dell'Esselunga, vengono distribuite a migliaia tartine con uova di lompo e storione, gamberetti e mazzancolle, tutte incorniciate da rivoli di maionese e ben sigillate sotto uno strato di tremolante gelatina (e io mi chiedo che fine facciano tutte le croste del pane bianco. Pan grattato per il prossimo lustro?).
Nelle case, donne armate di buona volontà si legano a vicenda il grembiule da cucina e legano una bandana attorno alla fronte, si fanno due righe sul viso come gli All Blacks con il nero di seppia e cominciano.
L'astice. Con Il gioco della paglietta si tira a sorte chi dovrà buttarlo vivo in pentola a bollire con lo spirito natalizio fino alla morte (lo stesso giochino poi verrà fatto per chi dovrà portare al pronto soccorso l'ospite che non regge la botta di colesterolo del cenone di magro).
Cala il silenzio al momento di fare la maionese (ma se impazzisce ogni donna sana di mente ha in dispensa un pratico barattolo Calvè).
Linguine allo scoglio, con il profumo di aglio e prezzemolo e scorza di limone che danzano per le stanze aggrappandosi ad ogni tessuto, pomodorini datterino che esplodono in padella in un fuoco d' artificio di semini che si seccano ed incastonano sulle piastrelle o il marmo dietro il piano cottura. E nel cassetto la tovaglia buona che già teme il nonno che armeggia con la vongola che non si è ben aperta, finendo con il battezzare la biancheria da tavola e il commensale seduto di fronte (ben bardato perchè reso scaltro dalle vigilie precedenti).
A seguire il capitone. Fritto e in salamoia, in umido o farcito, marinato o addirittura crudo alla giapponese. Per chi non è rimasto traumatizzato dal vederlo danzare senza testa in macabre giravolte nel celebre balletto finale "La morte del capitone".
Vuoi non terminare con il panetun, il primo aperto di una lunga serie che arriva a contarne 10 per famiglia da Natale a san Biagio? Senza contare quelli che lasciano insoddisfatti perché gnucchi o secchi o bruciati, che vengono serbati per essere trasformati in zuccotti, semifreddo, o basi per cheesecake al mascarpone, giusto per alzare il tono del canto delle coronarie. Pandoro? no grazie, concesso solo ai bambini molto piccoli che non si sono ancora accorti di essere milanesi, e agli ospiti inconvertibili extra lombarti. E venga colto dal mal di denti l' invitato che porta in dono il Panettone saint honorè, al limoncello o al profitterolles: il milanese piuttosto scarta i canditi e l' uvetta ma nel piatto mette el panetun.

Il 25 è tutta una sfilata di portate che inizia alle 12 e termina alle 16. Aprono le danze i sott'olio e i salumi, i patè e i canapè, accompagnati da pani ricchi di noci e pomodori secchi che " ma cara, pure il pane hai fatto?"-"ma certo che ci vuole, praticamente si fa da solo!"(che se il panettiere si chiama almeno come te puoi sentirti meno in colpa con la bugia detta alla suocera che finalmente approva qualcosa che fai). Fermi tutti, arriva il cappelletto in brodo, nella pirofila di famiglia in ceramica dipinta. E la nonna con falsa modestia incassa i complimenti esagerati per quei sassolini al prosciutto che con amore e mano tremula sono stati annodati da terrorizzati nipotini dalle ditina fini sotto lo sguardo da generale dell' amata nonnina.
Suonino le trombe, arriva il cappone accompagnato dalla tacchina, entrambi ben farciti ad annunciare agli ospiti come si sentiranno al momento della tombola. E l' uomo di casa, reduce di un' intensa seduta di tutoria su you tube sulla perfetta esecuzione del taglio del volatile, non trema nemmeno un po' sotto l' occhio giudice del suocero e del cognato chirurgo. Si allontana in fretta però nel momento in cui inizia la battaglia per le fette ben ripiene, lasciando ai più lenti i tagli succi aridi di puccia.
Spolverati i volatili, ecco che una girandola di mostarde annuncia l'arrivo in poppa magna del lesso, in tutte le sue parti. E mentre i bambini scappano terrorizzati davanti a quella gonfia lingua biancastra e tua cognata si dilunga disgustata sull' odore del bollito che le ricorda quando andava dalle suore, ci si accorge che la coulisse dei pantaloni è già tirata fino al nodo.

Breve pausa per sparecchiare e riesumare una tombola tutta impolverata, con dentro le lenticchie secche che anno dopo anno vengono usate per segnare le cartelle ( che scivolando amabilmente sul cartoncino ad ogni respiro finiscono a completare terne e quaterne di dubbia sincerità). E in palio ci sono i regali più brutti anche di Natali precedenti (attenzione a controllare bene che il donatore non stia partecipando al gioco). Ad accompagnare la sfida una ciotola star colma di frutta secca (naturalmente da rompere in modo da trovare pezzetti di noce fino a Ferragosto), taglieri di formaggi con marmellate, piatti di frutta esotica che oggi troviamo tutto l' anno, dagli alkikinger, ai litchis, all' ananas.
A coronare il tutto, panettone, torrone e creme al mascarpone, praline, caffè e liquore.

Anche se ormai questi pasti pantagruelici hanno perso di senso, perché in qualunque momento dell'anno possiamo mangiare salmone affumicato, patè, frutta tropicale e polli arrostiti, è sempre bello trovare una scusa per sentirsi raccontare di quando il Natale era scambiarsi mandarini e cavallini di carta pesta, era mangiare nel salone e nel tinello, pulire l' argenteria con la mamma, mettere le candele in tavola, mangiare la cioccolata a colazione. Cerchiamo di tenere vivo lo spirito familiare, di fare sì che il cibo non sia solo cibo ma lo spunto per raccontare, ricordare. E con un occhio alla salute, al portafogli e agli sprechi. Perché se culinariamente per noi è Natale tutto l' anno, c'è ancora una moltitudine di bambini che un cioccolatino se lo fanno durare mezza giornata per paura che finisca subito.

E voi siete pronti? Cosa porterete in tavola?


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