venerdì 23 novembre 2012

CAFFETTINO?





La pausa caffè è una di quelle italianissime invenzioni di cui non possiamo non andare fieri. E' veramente un qualcosa di imprescindibile all'interno della giornata. E' talmente parte della nostra cultura che, sebbene il compagno di corso-il collega-l'amico con cui vogliamo condividere l'attimo di sublime sospensione temporale, ci abbia detto circa 15000 volte che lui-lei il caffè non lo beve, la domanda "caffettino?" sale alle labbra comunque incontrollata.
Qualcuno starà pensando: "e gli americani allora? Tra Starbucks e tutte le caraffe di caffè sempre pronte che vediamo nei film, vuoi dirmi che loro questo culto della caffeina non ce l hanno?". La risposta è no. Gli americani sono caffeinomani, non conoscono l'arte della tazzina. Sgargarozzano litri di corroborante brodazza bollente, o fanno le pozioni come i bambini arricchendo il liquido di base con spruzzate di caramello, panna, latte condensato, aromi dalla zucca al cardamomo, dense nuvole di crema di latte e chips di cioccolato etc... ma non è più caffè, è un dessert liquido, qualcosa di tremendamente ricco, simile ai mix iper calorici che si portano dietro i volontari di Emergency e gli scalatori dell'
Everest. Alla base del percorso di salita del K2 c'è uno Starbucks, non lo sapevate? E' sponsor ufficiale del giro del mondo in motociclo e della traversata del Pacifico. Certo, qualcuno anche dopo un litrozzo da 3000 kcal schiatta a metà tragitto con il fegato che urla vendetta, ma mica per colpa del mocha-ciocco-vanilla-cream-dulce de leche-cinnamon coffee sia chiaro.
E poi, quei bicchieroni di carta con il coperchio, una vera sfida, una minaccia. Nascondono l'arrivo in bocca di un sorso da 120 gradi centigradi di temperatura, che se ti fermi per un caffè appena sbarcato in un qualunque aeroporto degli States, sai che quell'ustione pruriginosa al centro della lingua te la porterai dietro tutta la vacanza.
Ma torniamo a noi. A Milano ,come tutto, anche il caffettino è una cosa espressa e rapida, soprattutto se rischia di interrompere il tran tran quotidiano più di due volte nella tabella di marcia lavorativa. Cosa diversa al sud, dove il caffè si prende con somma calma e diventa un rituale che necessita di circa 45 minuti di metabolizzazione.
E ognuno vive la tazzina a modo suo. Il primo caffè della giornata è senza dubbio il più godereccio, quello a cui si possono concedere una sfogliata a una rivista (dalla cui copertina sono già stati individuati i titoli da concentrare nei 4 sorsetti di espresso) piuttosto che alla Gazzetta (da consultarsi con aria da "non ho tempo per un confronto sportivo", onde evitare che il tifoso avversario di turno vi faccia andare di traverso quanto state bevendo, sottolineando come, se i vostri hanno vinto, sia stata una ladrata e, se han perso, un finale prevedibile. Mai riceverete un complimento sportivo con la Gazzetta in mano.)
La pausa caffè è poi un bellissimo momento di confronto. Appena arrivati in ufficio o a scuola l'amica di turno vi trascinerà alla macchinetta, soprattutto se è lunedì, e vi rovescerà addosso più notizie di quante il vostro cervello ancora intorpidito dal sonno potrà registrare. E prima di selezionare la quantità di zucchero, cercate di cogliere il tono delle confidenze: una o due tacche basteranno se lei allungherà di lacrime il suo caffè lagnandosi della sua vita grama e del fidanzato assente, e allora voi vostro malgrado cambierete prospettiva su quel collant smagliato appena uscite di casa, e sul fatto che anche ieri sera lui vi abbia obbligate all'ennesimo film di Steven Seagal. Se invece attacca a raccontare dello strepitoso week end con festa vip e notti a luci rosse, facendo scemare la gioia che provavate la sera innanzi, quando siete state le prime del forum Face Book di Fox Crime a risolvere il caso di CSI, beh allora tenete premuto il tasto dello zucchero finchè non vi verrà il diabete.
La tazzina è alleata in caso di riunioni e lezioni noiose, in dose massiccia ha un effetto botox molto utile per fissare sul volto un'espressione di fissa attenzione, permettendo al vostro subconscio, su di giri per la magica combinazione di caffeina e zucchero, di schizzare da una parte all'altra del vostro cervello, come quei bambini che mangiano la cioccolata dopo le 17. Il vostro piccolo Io interiore comincerà a correre da un archivio mentale all'altro, tirando fuori idee e progetti come solo un buon espresso sa fare.
Ultimamente il caffettino però ha perso il suo gusto democratico, andando a prendere tutta una serie di sfumature che distinguono i diversi estimatori.
Non c'è più l'universale "espresso". Ora, se chiedi "un caffè" al bar lasci spiazzato il barista che comincerà ,come nella vecchia pubblicità dell' Happy meal (ve la ricordate?), ad elencare : lungo? corto? doppio? in tazza grande? in ceramica o in vetro? con cacao? macchiato caldo?o freddo? con zucchero di canna? bianco? succo d'agave? stevia? al ginseng? shakerato? corretto? - e tu che volevi solo un caffè hai voglia di sederti in un angolo a dondolarti con le ginocchia al petto, chiedendoti perché ad un tratto anche l'unica cosa semplice della vita è diventata una risposta ad una domanda difficile.(e ormai sono anche pochissimi i posti che ricompensano lo sforzo della scelta con il chicco di caffè ricoperto o il cioccolatino accanto alla tazzina.sig!) Lo stesso alle macchinette. Ognuna ormai ha un costo diverso, prende tagli di monete diverse, dà o non dà resto, e c'è una pulsantiera progettata dagli ingegnieri della Boing, che ora che hai letto tutti i comandi è suonata la campanella e la fila dietro di te è pronta al linciaggio a suon di monetine accuratamente contate.
La vecchia moca brontolona, un po' incrostata e magari tramandata da generazioni, guarda dal fornello la meravigliosa, lucida e sexy multifunzionale macchinetta casalinga, che fa 15 latte frappuccini nel tempo che dalla caffettiera escono 2 espresso corti, e osserva con disprezzo la latta del caffè in polvere sfoggiando di rimando una parure di capsule metallizzate di tutti i colori (che alla fine uno perde il senso della scelta per aroma e compra quelle che stanno meglio con i colori dei pensili della cucina.)
E mentre George Clooney compra dei baffi posticci per richiamare il rassicurante omino Bialetti, e quest'ultimo fa un po' di addominali e cerca casa sul lago di Como per darsi un tono, noi in un modo o nell'altro ci destreggiamo tra un impegno e l'altro grazie ai super poteri datici da quelle due dita di scura pozione che tiene alto il ritmo quotidiano.

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