venerdì 30 novembre 2012

PRELIMINARI A TAVOLA






Quando si conosce una persona, si sa che la prima impressione è quella che conta. Ma non basta solo il modo in cui ci si presenta la prima volta, non è sufficiente il look del primo scambio di stretta di mano, la parlata sciolta, il linguaggio del corpo. La prima uscita per mangiare qualcosa gioca un ruolo davvero incisivo. Il cibo è convivialità, è condivisione, un pasto è il momento ideale per prendersi una pausa dal tran tran e concentrarsi sulla persona che abbiamo davanti, senza far sembrare la cosa un interrogatorio. Se tra i due non ci fosse una tavola con del cibo sopra, sarebbe uno speed date: lui, lei e il campanello per la fuga. Certo, a volte la durata del pasto risulta un protrarsi dell'agonia, la conversazione sul meteo sguazza nel puccio dell'arrosto, nell'attesa del caffè da ingollare al volo e del conto che, a quel punto, non importa chi paga, basta andare. Altre volte invece si può benedire la dislessia del cameriere che vi porta per due volte quello che non avete ordinato, ringraziate che l'altro abbia chiesto il risotto alla milanese o la balena al sale che necessita di 3 orette di cottura.
Ma ricordiamo che siamo alla prima uscita, quindi la cornice gioca ancora un ruolo fondamentale, la scelta del dove è cruciale.
Il "fai tu, per me è indifferente", è la frase più falsa che esista. L'altro potrebbe decidere di portarvi nel ristorante solito, dove lo conoscono dall'infanzia. E allora non vale, è come giocare in casa. Ci si sente subito sotto esame, sai che chi prende l'ordine se la ride sotto i baffi e andrà in cucina a spettegolare. Così vi troverete a portare alle labbra ogni boccone con uno strano formicolio al coppino, perché dall'oblò della cucina tutto lo staff starà osservando la scena. E se l'uscita andrà male, avrete la certezza di essere protagonista delle storielle successive del tipo "ti ricordi quella che hai portato quella volta... ah, ma io l'ho capito dal risucchio del bucatino che non faceva per te". O magari, peggio, siete sedute al tavolo delle ex, perché quel luogo familiare è dove lui sfoggia le nuove conquiste. "Anche lei la pizza senza mozzarella? Ma com'è che mi porti tutte ragazze a dieta?"-"La casoela, signorina? Ah, vedo che hai abbandonato il tipo snob per uno più rustico, eh?"
Il ristorante etnico è un'altra scelta pericolosa."Scusa ma a chi non piace la cucina nepalese?" E davanti  un incomprensibile menù, vi troverete in balìa della "scelta dell'esperto" che vi farà arrivare un riso in brodo di razza da mangiare con le bacchette. E mentre voi studiate la tecnica migliore per creare una sorta di tzunami che rovesci elegantemente il liquido bollente nella vostra bocca, nel modo più disinvolto possibile, lui avrà già finito e aspetterà che vi siate resa sufficientemente ridicola per dirvi che in realtà il cameriere stava arrivando con il cucchiaio.
Il bistrò-taverna è una scelta fintamente alla mano, perché al tagliere di affettati e formaggi precede una interminabile lista di vini, che lui ha appena finito di studiare al corso via internet di sommelier. E mentre si dilunga nella spiegazione di note e bouquet, e il cameriere che conosce la cantina a menadito soffrigge lentamente desideroso di intervenire, voi ringraziate che la portata sia di cibo che non si raffredda e che alla fine magari rischiate pure di degustare accompagnato da un vino liquoroso, voi che avreste scelto un barolo o un frascati o che magari, quando lui se ne esce con la travagliata proposta, confessate di essere astemie.
Il regionale della provenienza dell'invitato per fargli un favore? Non è detto che un piemontese straveda per la bagnacauda, che un valdostano vada in visibilio per la fonduta o che un milanese si conquisti con una composizione di rostin negàa. Io, "se te me portet a mangià la casoela o la polenta cont l'oss buss perché te se de Milan", stretta di mano e ciao.
Il fast food. E qui poco da dire. Perché mi ha portato in un fast food? Perché il pasto è fast in caso di serata noiosa? Perché non vuole fare un investimento su un eventuale rapporto futuro? Per vedere se sono abbastanza alla mano? Perché è un eterno bambino che non ha educato il palato a qualcosa di diverso da pastasciutta e cotoletta con patatine? Perché vuole che mi ricordi di lui ogni volta che indosserò questo maglione, da cui non leverò mai più l'odor di fritto? (devo continuare?)
Il ristorante monotematico. No , non si fa, è oltremodo scorretto e rischia di far passare l'altro per un partner difficile da accontentare, per uno snob o uno spitinfio."Ho prenotato in churrasqueria-ma io sono vegetariana","allora giro pizza- sono celiaca","Ai 23 risotti?-sto facendo la Dukan","La casa della salamella e della porchetta-sono musulmana".
E non cercate di fare colpo con la nouvelle cuisine o la molecolare. Non solo risulterete noiosi, ma ci lascerete lo stipendio su quella "sinfonia di finferlo con apostrofo al prezzemolo" o sulla "poesia d'ostrica con perla di limone". Non è nemmeno afrodisiaca come dicono, a meno che non abbiate mangiato prima. Allora, e solo allora, avreste la forza necessaria ad arrivare in seconda base.
Alla fine meglio un locale anche che avete già provato, ma dove non siete di casa, almeno la prima volta; dove il menu preveda di tutto e che non richieda un look né tiratissimo né da trattoria con la segatura per terra. Dove si prospettano tempi adatti a intavolare una conversazione completa, in cui sia concesso commettere degli errori e ci sia spazio per dire la vostra se lui o lei partono con un monologo sulla loro vita. Con prezzi adeguati ad una prima uscita (non troppo bassi altrimenti fate la figura dei cheappettoni, non troppo alti o fate la figura del ganassa).


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